mercoledì 13 giugno 2018

DIDATTICA D'ARCHIVIO

Gruppo di lavoro con docenti
Ruggeri: “una delle esperienze culturali più feconde e originali che caratterizzano la nostra scuola”
Da diciotto anni la didattica d’archivio fa scuola a Magione
Presentati i risultati del laboratorio annuale di storia curato da Francesco Girolmoni e Lorena Beneduce

Sono stati presentati venerdì 1 giugno presso l’Aula magna dell’Istituto Omnicomprensivo G. Mazzini di Magione, i risultati finali del laboratorio annuale di didattica d’archivio che ha visto coinvolti i ragazzi della classe II D, impegnati sul tema In nome di Sua Maestà Napoleone I Imperatore… Lettere al Signor Maire del Comune di Magione.

l laboratorio permanente di storia è promosso all’interno dei percorsi didattici della scuola secondaria di primo grado

Il laboratorio permanente di storia promosso all’interno dei percorsi didattici della scuola secondaria di primo grado, e curato da Francesco Girolmoni, responsabile della biblioteca e dell’archivio storico comunale, affiancato da Lorena Beneduce, docente di Lettere e coordinatrice della didattica, è nato nel 2001 nell’ambito del progetto Archivi, musei, biblioteche. Gli istituti culturali al servizio della scuola, grazie anche al sostegno istituzionale e scientifico della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche e dell’Amministrazione comunale di Magione.

Nivella_Falaschi
Esso, come ha sottolineato la dirigente scolastica Nivella Falaschi nel suo intervento introduttivo “costituisce una esempio virtuoso di come la scuola possa integrarsi proficuamente con le potenzialità offerte dal territorio, per poi restituire un portato di conoscenza capace di superare le aule scolastiche per parlare a tutti”.
Nel corso del laboratorio di quest’anno, ha spiegato Francesco Girolmoni,
i ragazzi hanno consultato ed analizzato oltre cinquanta documenti relativi all’occupazione francese (1796-1815) nel Dipartimento del Trasimeno provenienti dall’Archivio storico comunale di Magione. L’indagine ha certamente illustrato gli aspetti storici relativi a questo periodo, ma sono soprattutto quelli sociali che l’analisi delle carte ha maggiormente messo in evidenza. Inoltre, non sono mancati i documenti in lingua francese che sono stati tradotti in italiano. Tra la documentazione consultata anche pubblicazioni coeve di carattere encomiastico o celebrativo, fonti iconografiche e cartografiche”.
Grazie all’utilizzo delle fonti d’archivio, ha sottolineato Lorena Beneduce
“la storia diventa non più un sapere che si acquisisce in modo passivo, ma un sapere creativo che si acquisisce attivamente. Il privilegio di poter ricostruire sequenze storiche da fonti dirette stimola spesso nello studente risorse e abilità a lui sconosciute”. 
Nel corso dei diciotto anni scolastici in cui è stato realizzato all’interno dell’Istituto G. Mazzini, il laboratorio di didattica d’archivio ha aperto veri e propri cantieri storiografici relativi a una pluralità di temi e aspetti di storia locale, e non solo: dalle questioni urbanistiche, ai problemi dell’istruzione popolare, dalla scuola di avviamento professionale alle ripercussioni in sede locale del primo conflitto mondiale: esperienze che non di rado sono confluite in pubblicazioni o mostre fuori dal contesto scolastico e didattico da cui sono nate, dando origine anche ad una vera e propria collana editoriale per i tipi Morlacchi intitolata appunto Quaderni di storia. Percorsi d’archivio.

Vanni_Ruggeri
Vanni Ruggeri, presidente del consiglio comunale con delega alla cultura
Si tratta senza dubbio – ha evidenziato Vanni Ruggeri, presidente del consiglio comunale con delega alla cultura, che ha sempre seguito con grande attenzione i laboratori di didattica d’archivio – di una delle esperienze culturali più feconde e originali che caratterizzano la nostra scuola: l’adozione della prassi documentalistica, la volontà di accreditare nei giovani l’idea che ogni conoscenza è sempre progressiva e meditata conquista, la inclusione organica dei beni culturali nei processi di insegnamento ed apprendimento in vista dell’educazione al patrimonio, sono tutte best practice che assumono un valore di forte innovazione pedagogica, didattica e culturale nel senso più pieno del termine. Un’esperienza – conclude Ruggeri – in grado di promuovere abilità non solo nei termini di apprendistato alla ricerca, rigore scientifico, metodo deduttivo, competenze tecniche, ma soprattutto capace di alimentare una consapevolezza critica nei processi di costruzione della memoria locale e collettiva, e di composizione e ricomposizione del patrimonio storico, nonché di stimolare, in ultima analisi, un'assunzione di responsabilità, da parte delle generazioni più giovani, per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione dei beni archivistici e culturali del proprio territorio”.


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