lunedì 18 luglio 2022

IL PIONIERE, STORIA DI UN GIORNALINO E DI UN RODARI “SCOMODO”

Inaugurata al Museo della pesca di San Feliciano la mostra che ripercorre l’attività poco conosciuta dello scrittore di Omegna tra gli anni Cinquanta e Sessanta


Inaugurata al Museo della pesca e del lago Trasimeno di San Feliciano, Magione, la mostra che ripercorre le vicende del giornalino per ragazzi Il Pioniere pubblicato dall’Associazione pionieri d’Italia, sotto la guida di Carlo Pagliarini che ne è stato il fondatore, tra gli anni Cinquanta e Sessanta.

L’inaugurazione è stata preceduta dalla presentazione del libro “Associare i ragazzi” di cui ha parlato Marco Fincardi, docente di storia dell’associazionismo all’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ne ha curato l’edizione. In queste memorie, scritte negli anni Ottanta, Pagliarini rivisita i momenti salienti della sua esperienza di organizzatore dell'attivismo giovanile nel dopoguerra relativamente all’attività dell’associazione, e del ruolo svolto da alcuni collaboratori tra cui Gianni Rodari che sarà direttore e redattore del Pioniere.

Lo scrittore Rodari, che diventerà poi famoso a livello internazionale, nasce in quel crogiolo di idee innovative che contraddistinsero il gruppo di giovani – Pagliarini ma anche Dina Rinaldi, che lo sostituirà alla direzione, Marcello Argilli, Ada Gobetti, e tanti altri che ruotavano intorno a quel giornale a fumetti che parlava ai più piccoli di Resistenza, pace e temi sociali con una morale di sinistra.

“I testi di Rodari
– ha affermato Fincardi – nascono in un contesto di idee progressiste sull’educazione delle giovani generazioni e che trovarono ostracismo, negli anni Cinquanta, sia in una parte del clero che, talvolta, del partito comunista a cui questa esperienza editoriale era legata. Leggere quelle che banalmente vengono definite “filastrocche” decontestualizzandole da quell’esperienza significa togliergli quel valore rivoluzionario che ebbero e che comportò, per lunghi anni, anche una scarsa valorizzazione dei suoi scritti. Non dobbiamo dimenticare che, come tutti i redattori del Pioniere, Rodari fu soggetto a scomunica e che rimase sempre iscritto al Partito comunista.”

In mostra si possono ripercorrere alcuni degli eventi più significativi tra cui il processo di Pozzonovo in cui responsabili della locale sezione dei pionieri d’Italia vennero accusati di pedofilia, i genitori e i bambini che frequentavano l’associazione scomunicati. Le accuse caddero tutte, ma le conseguenze per tutti soggetti coinvolti furono, in molti casi, devastanti.

Da parte della sinistra si ricorda, in particolare, l’intervento di Nilde Jotti sulla condanna del fumetto visto, per la sua provenienza dall’America, come causa della decadenza delle giovani generazioni.

Non mancano curiosità come l’acceso dibattito che si aprì nella rubrica di lettere curata da Gianni Rodari sui capelloni dopo una visita della redazione alla sede di Bandiera gialla, programma radiofonico tra i più ascoltati dai giovani dell’epoca.

La mostra è promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Magione in collaborazione con Sistema Museo e Comunicareleditoria come sezione temporanea della mostra permanente “La rivoluzione della fantasia. Rodari, Munari e gli altri tra punti e linee”.

All’inaugurazione sono intervenuti l’assessore alla cultura del Comune di Magione, Vanni Ruggeri, l’organizzatrice della mostra, Luigina Miccio, Comunicareleditoria, Federica Volpi, responsabile del Museo della pesca per Sistema Museo, rappresentanti dell’Associazione Pionieri tra cui Carlo Zaia a cui si deve la digitalizzazione di tutti i numeri del Pioniere consultabili sul sito www.ilpioniere.org; Morena Moretti, Alfredo Moretti autore del testo “Chi ha ucciso Cipollino?” e Andrea Baldassarri, presidente Arci Magione.

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