L’arte internazionale al femminile in dialogo con la “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto
Una delle opere d'arte più famose del 900, realizzata dall’icona dell’Arte povera, prestata in via eccezionale per l’esposizione curata da Giorgio de Finis
La mostra, organizzata da Comune di Magione e Società operaia di mutuo soccorso (SOMS) di Magione, è curata da Giorgio de Finis, ideatore e curatore del MAAM Museo dell'Altro e dell'Altrove di Metropoliz_città meticcia e della -1 art gallery della Casa dell'Architettura di Roma, Giorgio De Finis, con questa nuova mostra, porta negli spazi della Torre dei Lambardi di Magione 13 artiste coloratissime (di paesi e generazioni diverse)
«che hanno scelto – spiega – quella che numerosi studiosi hanno considerato una cifra storica della subalternità – il colore appunto – per farne lo strumento della propria battaglia artistica e culturale; tutte in dialogo con la celebre Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto, icona dell’Arte Povera, che, come un manifesto, vede separati, ma anche riuniti, il definito e il confuso, l’astratto e il concreto, la forma e l’informe, il bianco e il caleidoscopio del multicolor».Alla giornata inaugurale interverranno il sindaco Giacomo Chiodini; il presidente del consiglio comunale con delega alla cultura, Vanni Ruggeri; il presidente della SOMS Gianmarco Alunni Proietti; il curatore Giorgio De Finis.
Artisti in mostra:
Francesca Fini, Lenia Georgiou, Maya Hayuk, Kaarina Kaikkonen, Micaela Lattanzio, Florencia Martinez, Veronica Montanino, Francesca Pasquali, Gloria Petyarre, Michelangelo Pistoletto, Virginia Ryan, Joana Vasconcelos, Mary Zygouri.
Francesca Fini, Lenia Georgiou, Maya Hayuk, Kaarina Kaikkonen, Micaela Lattanzio, Florencia Martinez, Veronica Montanino, Francesca Pasquali, Gloria Petyarre, Michelangelo Pistoletto, Virginia Ryan, Joana Vasconcelos, Mary Zygouri.
L'esposizione rimarrà aperta fino al 24 settembre 2017
NOTE DI APPROFONDIMENTO
Giorgio De Finis
Antropologo, filmmaker, artista e curatore indipendente, autore di libri e contributi scientifici, collabora da sempre con le pagine culturali di quotidiani e periodici. Ha fondato e diretto Il Mondo 3. Rivista di teoria delle scienze umane e sociali. Ha svolto ricerca e attività didattica presso numerosi atenei italiani e stranieri e dal 1991 al 1997 ha condotto ricerche etnografiche tra i Batak di Palawan. Da oltre dieci anni si occupa del fenomeno urbano. Per la televisione, in qualità di regista e autore, ha realizzato oltre quattrocento tra documentari e servizi. Tra gli altri, le serie tv I grandi maestri dell'architettura, Metropolis, Videoarchitetture, Atelier (Sky) e L'Era Urbana, il programma di Radio 3 e Rai Educational evento speciale alla Biennale di Venezia.
Con il suo film documentario Diari dalla megalopoli. Mumbai, ha vinto il «Premio Zevi per la Comunicazione dell'architettura». In collaborazione con il collettivo d'arte Stalker/ON ha realizzato diversi film documentari; è autore, con Fabrizio Boni, dei film documentari C'era una volta… Savorengo Ker, la Casa di Tutti, e Space Metropoliz, progetto che ha ricevuto numerosi riconoscimenti. I suoi video e le sue fotografie sono state presentate alla IX alla X e alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, al Museo Nazionale della Cina di Pechino, alla Triennale di Milano, alla Biennale di Atene, alla Biennale di Rotterdam, alla Biennale di Buenos Aires, alla Esposizione Universale di Shanghai 2010 e nell'ambito di FotoGrafia Festival internazionale di Roma (edizioni 2008, 2009 e 2011).
È ideatore e curatore del MAAM Museo dell'Altro e dell'Altrove di Metropoliz_città meticcia e della -1 art gallery della Casa dell'Architettura di Roma. La Biennale di Viterbo e l'Apai gli hanno conferito il Premio Internazionale 2014 per la Cultura Indipendente in Movimento. Per il lavoro svolto a Metropoliz ha ricevuto il Premio Internazionale Luisa Giorgetti 2015.
Collabora con la Fondazione Pistoletto in qualità di artista docente. Il commento del curatore alla mostra
Il pregiudizio che accomuna colore e femminile (come pure il decorativo, l’eccessivo, la seduzione visiva con il popolare e l’esotico) ha, nella nostra cultura, origini antiche. Platone, nella sua battaglia contro il mondo sensibile, condannava il colore, al pari della donna, falso, disonesto e ingannatore.
E Baudelaire accomunava donne, selvaggi e bambini, per via della
“loro ingenua aspirazione verso ciò che brilla, i piumaggi multicolori, le stoffe cangianti, la maestà superlativa delle forme artificiali, il loro disgusto per il reale”.
Anche Charles Blanc, nomen omen, identificava il colore con il femminile nell’arte:
“riconosciamo il potere del colore, e che il suo ruolo è di dirci che cosa agita il cuore, mentre il disegno ci mostra quello che passa nella mente”.
Il colore è accusato di confondere, disorientare, impedire alle idee di farsi chiare e distinte, sedurre, ammaliare, difficile da contenere resiste alla verbalizzazione.
“Le esaltazioni sensoriali del tubo dipinto meglio lasciarle ai tintori di vestiti!"
avrà a dire Le Corbusier, che dopo essersi inebriato dei cieli color indaco e verde smeraldo, degli smalti gialli e blu, dei mille fiori e delle belle donne d’Oriente, sull’Acropoli si converte definitivamente al monocromo e al bianco.
Antropologo, filmmaker, artista e curatore indipendente, autore di libri e contributi scientifici, collabora da sempre con le pagine culturali di quotidiani e periodici. Ha fondato e diretto Il Mondo 3. Rivista di teoria delle scienze umane e sociali. Ha svolto ricerca e attività didattica presso numerosi atenei italiani e stranieri e dal 1991 al 1997 ha condotto ricerche etnografiche tra i Batak di Palawan. Da oltre dieci anni si occupa del fenomeno urbano. Per la televisione, in qualità di regista e autore, ha realizzato oltre quattrocento tra documentari e servizi. Tra gli altri, le serie tv I grandi maestri dell'architettura, Metropolis, Videoarchitetture, Atelier (Sky) e L'Era Urbana, il programma di Radio 3 e Rai Educational evento speciale alla Biennale di Venezia.
Con il suo film documentario Diari dalla megalopoli. Mumbai, ha vinto il «Premio Zevi per la Comunicazione dell'architettura». In collaborazione con il collettivo d'arte Stalker/ON ha realizzato diversi film documentari; è autore, con Fabrizio Boni, dei film documentari C'era una volta… Savorengo Ker, la Casa di Tutti, e Space Metropoliz, progetto che ha ricevuto numerosi riconoscimenti. I suoi video e le sue fotografie sono state presentate alla IX alla X e alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, al Museo Nazionale della Cina di Pechino, alla Triennale di Milano, alla Biennale di Atene, alla Biennale di Rotterdam, alla Biennale di Buenos Aires, alla Esposizione Universale di Shanghai 2010 e nell'ambito di FotoGrafia Festival internazionale di Roma (edizioni 2008, 2009 e 2011).
È ideatore e curatore del MAAM Museo dell'Altro e dell'Altrove di Metropoliz_città meticcia e della -1 art gallery della Casa dell'Architettura di Roma. La Biennale di Viterbo e l'Apai gli hanno conferito il Premio Internazionale 2014 per la Cultura Indipendente in Movimento. Per il lavoro svolto a Metropoliz ha ricevuto il Premio Internazionale Luisa Giorgetti 2015.
Collabora con la Fondazione Pistoletto in qualità di artista docente. Il commento del curatore alla mostra
Il pregiudizio che accomuna colore e femminile (come pure il decorativo, l’eccessivo, la seduzione visiva con il popolare e l’esotico) ha, nella nostra cultura, origini antiche. Platone, nella sua battaglia contro il mondo sensibile, condannava il colore, al pari della donna, falso, disonesto e ingannatore.
E Baudelaire accomunava donne, selvaggi e bambini, per via della
“loro ingenua aspirazione verso ciò che brilla, i piumaggi multicolori, le stoffe cangianti, la maestà superlativa delle forme artificiali, il loro disgusto per il reale”.
Anche Charles Blanc, nomen omen, identificava il colore con il femminile nell’arte:
“riconosciamo il potere del colore, e che il suo ruolo è di dirci che cosa agita il cuore, mentre il disegno ci mostra quello che passa nella mente”.
Il colore è accusato di confondere, disorientare, impedire alle idee di farsi chiare e distinte, sedurre, ammaliare, difficile da contenere resiste alla verbalizzazione.
“Le esaltazioni sensoriali del tubo dipinto meglio lasciarle ai tintori di vestiti!"
avrà a dire Le Corbusier, che dopo essersi inebriato dei cieli color indaco e verde smeraldo, degli smalti gialli e blu, dei mille fiori e delle belle donne d’Oriente, sull’Acropoli si converte definitivamente al monocromo e al bianco.
Il commento del curatore alla mostra
Il pregiudizio che accomuna colore e femminile (come pure il decorativo, l’eccessivo, la seduzione visiva con il popolare e l’esotico) ha, nella nostra cultura, origini antiche. Platone, nella sua battaglia contro il mondo sensibile, condannava il colore, al pari della donna, falso, disonesto e ingannatore.
E Baudelaire accomunava donne, selvaggi e bambini, per via della
“loro ingenua aspirazione verso ciò che brilla, i piumaggi multicolori, le stoffe cangianti, la maestà superlativa delle forme artificiali, il loro disgusto per il reale”.Anche Charles Blanc, nomen omen, identificava il colore con il femminile nell’arte:
“riconosciamo il potere del colore, e che il suo ruolo è di dirci che cosa agita il cuore, mentre il disegno ci mostra quello che passa nella mente”.Il colore è accusato di confondere, disorientare, impedire alle idee di farsi chiare e distinte, sedurre, ammaliare, difficile da contenere resiste alla verbalizzazione.
“Le esaltazioni sensoriali del tubo dipinto meglio lasciarle ai tintori di vestiti!"avrà a dire Le Corbusier, che dopo essersi inebriato dei cieli color indaco e verde smeraldo, degli smalti gialli e blu, dei mille fiori e delle belle donne d’Oriente, sull’Acropoli si converte definitivamente al monocromo e al bianco.
La Venere degli stracci
Manifesto dell’Arte povera, l’installazione è costituita dall’accostamento provocatorio e apparentemente stridente fra la riproduzione della Venere con mela dell’artista neoclassico Bertel Thorvaldsen e un cumulo di abiti variopinti. La scultura, che evoca pose e proporzioni della Venere di Milo e la Venere Callipigia, è un esperimento di doppia imitazione e rappresenta l’inclusione del classico nell’epoca della riproducibilità tecnica: il calco industriale in gesso è un prodotto seriale come gli stracci che la dea sembra in procinto di attraversare, contaminando il suo canone con il caos rivoluzionario.
Michelangelo Pistoletto
Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Inizia a esporre nel 1955 e nel 1960 tiene la sua prima personale alla Galleria Galatea di Torino. La sua prima produzione pittorica è caratterizzata da una ricerca sull’autoritratto. Nel biennio 1961-1962 approda alla realizzazione dei Quadri specchianti, che includono direttamente nell’opera la presenza dello spettatore, la dimensione reale del tempo e riaprono inoltre la prospettiva, rovesciando quella rinascimentale chiusa dalle avanguardie del XX secolo. Con questi lavori Pistoletto raggiunge in breve riconoscimento e successo internazionali, che lo portano a realizzare, già nel corso degli anni Sessanta, mostre personali in prestigiose gallerie e musei in Europa e negli Stati Uniti. I Quadri specchianti costituiranno la base della sua successiva produzione artistica e riflessione teorica.Tra il 1965 e il 1966 produce un insieme di lavori intitolati Oggetti in meno, considerati basilari per la nascita dell’Arte Povera, movimento artistico di cui Pistoletto è animatore e protagonista. A partire dal 1967 realizza, fuori dai tradizionali spazi espositivi, azioni che rappresentano le prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che Pistoletto svilupperà nel corso dei decenni successivi, mettendo in relazione artisti provenienti da diverse discipline e settori sempre più ampi della società. Tra il 1975 e il 1976 realizza nella Galleria Stein di Torino un ciclo di dodici mostre consecutive, Le Stanze, il primo di una serie di complessi lavori articolati nell’arco di un anno, chiamati “continenti di tempo”, come Anno Bianco (1989) e Tartaruga Felice (1992).
Nel 1978 tiene una mostra nel corso della quale presenta due fondamentali direzioni della sua futura ricerca e produzione artistica: Divisione e moltiplicazione dello specchio e L’arte assume la religione. All’inizio degli anni Ottanta realizza una serie di sculture in poliuretano rigido, tradotte in marmo per la mostra personale del 1984 al Forte di Belvedere di Firenze. Dal 1985 al 1989 crea la serie di volumi “scuri” denominata Arte dello squallore. Nel corso degli anni Novanta, con Progetto Arte e con la creazione a Biella di Cittadellarte-Fondazione Pistoletto e dell’Università delle Idee, mette l’arte in relazione attiva con i diversi ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Nel 2003 è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia. Nel 2004 l'Università di Torino gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Politiche. In tale occasione l'artista annuncia quella che costituisce la fase più recente del suo lavoro, denominata Terzo Paradiso. Nel 2007 riceve a Gerusalemme il Wolf Foundation Prize in Arts, “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d'arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione del mondo”.
Nel 2010 è autore del saggio Il Terzo Paradiso, pubblicato in italiano, inglese, francese e tedesco. Nel 2011 è Direttore Artistico di Evento 2011 – L'art pour une ré-évolution urbaine a Bordeaux. Nel 2012 si fa promotore del Rebirth-day, prima giornata universale della rinascita, festeggiata ogni anno il 21 dicembre con iniziative realizzate in diversi luoghi del mondo. Nel 2013 il Museo del Louvre di Parigi ospita la sua mostra personale Michelangelo Pistoletto, année un - le paradis sur terre. In questo stesso anno riceve a Tokyo il Praemium Imperiale per la pittura.
Nel 2014 il simbolo del Terzo Paradiso è stato installato nell'atrio della sede del Consiglio dell'Unione Europea a Bruxelles durante il semestre di presidenza italiana.
Nel maggio del 2015 la Universidad de las Artes de L'Avana gli conferisce la laurea honoris causa.
Nello stesso anno realizza un'opera di grandi dimensioni, intitolata Rebirth, collocata nel parco del Palazzo delle Nazioni di Ginevra sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.