Restauratrice_Carla_Mancini |
Conclusi i lavori di restauro del prezioso altare tardo barocco presente nel Santuario della Madonna del Soccorso, frazione nel comune di Magione, edificato nella prima metà del 1700 su progetto degli architetti perugini Alessio Lorenzini e Svizzero Perugini in luogo di una precedente cappella votiva risalente a due secoli prima che già ospitava l’immagine della Madonna.
Al cantiere, sotto la direzione della restauratrice Carla Mancini, società di restauro beni culturali Carma, hanno lavorato i restauratori Paolo Proietti e Mariateresa Cirigliano con la parte progettuale curata da Federica Gagliardoni.
Ponteggio |
L’intervento, finanziato grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e ad un ignoto mecenate, era stato rinviato a causa del Covid.
“Appena ci è stata data la possibilità, – fa sapere Carla Mancini – abbiamo dato inizio ai lavori visto che il ponteggio, il cui montaggio si è dimostrato più complesso del previsto per lo spazio ristretto e la particolare conformazione dell’altare, era già stato montato. Una volta saliti sul ponteggio, abbiamo potuto osservare da vicino la decorazione pittorica che riveste la struttura dell’altare realizzato in gesso, verificandone le pessime condizioni conservative, come d’altronde era stato già sottolineato in fase progettuale”.
Dettaglio prima del restauro |
Dettaglio ripulitura |
Per dare preziosità all’opera, il gesso che costituisce la struttura portante, venne dipinto ad imitazione di diverse tipologie di marmo, dove spiccano delle decorazioni floreali finemente graffite e dorate ad oro zecchino.
“L’ipotesi è che già poco dopo l’esecuzione della decorazione policroma sia iniziato il degrado – spiega la restauratrice – pertanto, probabilmente già nel XIX sec., l’altare venne trattato con una mano di colla che, nelle intenzioni di chi effettuò tale operazione, avrebbe dovuto consolidare, proteggere e ravvivare la pellicola pittorica; mentre invece ne provocò il rigonfiamento e poi l'inevitabile distacco”.
Nel 1946 - come riporta la pubblicazione “Il Santuario della Madonna del Soccorso. Ricerca storica e didattica”, per rimediare all’inconveniente, i restauratori del tempo credettero utile fermare il degrado con l’ausilio di piccoli chiodi ancora evidenti sia sulla superficie dorata che su quella dipinta.
Dettaglio chiodi |
“Dopo nostri vari tentativi di rimozione, – continua la restauratrice – verificato che i chiodi erano arrugginiti e divenuti solidali al gesso, stabilimmo l’impossibilità di operare senza arrecare danno maggiore. Quindi, dopo aver comunicato alla Soprintendenza le difficoltà riscontrate, abbiamo deciso di mantenere la chiodatura, trattando in maniera idonea i piccoli ferri, considerandoli ormai come un intervento storicizzato. Il nostro intervento, in breve, è stato eseguito attraverso le fasi successive della pulitura, del consolidamento e della ricostruzione dei pezzi mancanti fino alla ripresentazione estetica”.Il Santuario e il suo prezioso altare, oggetto di particolare interesse anche da parte della Soprintendenza, sono stati oggetto di un importante convegno in occasione dei 300 anni dalla sua fondazione, organizzato dall’archeologa Serena Trippetti, di cui a breve usciranno gli atti.
Convegno |
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