martedì 10 settembre 2019

VINCITRICE SECONDA SEZIONE PREMIO AGANOOR

Cristina_Fumagalli_premiazione
Scritta da Cristina Fumagalli la più bella lettera del Premio Aganoor Pompilj
La cerimonia di premiazione si è tenuta nella giornata conclusiva del Festival delle corrispondenze di Monte del lago


 È stata scritta da Cristina Fumagalli, di Brescia, la più bella lettera dell’edizione 2019 per la seconda sezione del Premio letterario nazionale Vittoria Aganoor Pompilj dal titolo “Allora.Ora.Poi”.
Seconda classificata Antonella Giuzio di Roma con la lettera “L’amica ritrovata”, terza classificata Clara Kaisermann con Cenerompola.

La cerimonia di premiazione si è tenuta in occasione della giornata di chiusura del Festival delle corrispondenze che si tiene ogni anno a Monte del lago nel comune di Magione.
Come da regolamento la giuria della seconda sezione di cui fanno parte: Vittoria Bartolucci, presidente; Fabio Versiglioni (presidente Associazione editori umbri), Patrizia Ciminati (La Valigia blu), Francesco Girolmoni (biblioteca comunale “Vittoria Aganoor Pompilj”), Stefania Quaglia (ufficio cultura Comune di Magione) ha selezionato, tra i 138 pervenuti, i tre finalisti decretando la vittoria della lettera scritta da Cristina Fumagalli con la seguente motivazione:
In forma di lettera viene raccontata una storia tenera e coinvolgente, attraversata nella sua parte iniziale dal sorriso buono che accompagna le mille sfaccettature della personalità di Gio, la protagonista. L’elemento devastante e lacerante che subentra nella vicenda è purtroppo la sofferenza causata dalla sua malattia, contro cui niente può l’affetto di chi l’assiste e l’accompagna con parole e gesti dolcissimi, mentre si avvia verso un mondo diverso. Una storia in cui sarà proprio il sorriso ad avere il sopravvento su tutto. Anche se “la fine vince sempre”, Pier - per sempre marito, per sempre amico - come si definisce nella firma apposta alla sua lettera, non permetterà che si spenga. E solo dopo essersi arreso per qualche istante al pianto, col permesso di Gio, egli unirà di nuovo il suo sorriso a quello buono di lei, in un tempo senza confini, dove potrà rivedere per sempre il suo volto sincero e aperto. 
Questa lettera si distingue per l’originalità della sua struttura, l’uso di un linguaggio asciutto e immediato, in cui la brevità delle frasi dona al componimento ritmo ed una sua particolare musicalità. La profonda tristezza che inevitabilmente affiora nel trattare un argomento così tragico, sembra parzialmente mitigata dall’apparente leggerezza, ma soprattutto dalla delicatezza con cui viene affrontato. Il componimento lascia aperta la speranza che una vera amicizia o un vero amore, se sono tali veramente, sono destinati a non morire mai.

Segnalate le lettere scritte da: Mauro Barbetti di Ancona, Alessandro Ghebreigziabiher e Diego Pulliero di Padova. Il premio è organizzato dal comune di Magione.

STORIA DEL PREMIO
Il Premio Vittoria Aganoor Pompilj, istituito dal Comune di Magione nel 1998, rende omaggio alla poetessa veneta Vittoria Aganoor, trasferitasi in Umbria dopo il matrimonio, avvenuto nel 1901, con il deputato perugino GuIdo Pompilj. Il premio prende spunto dal grande patrimonio di lettere scritte dalla poetessa che intratteneva fitte corrispondenza con familiari, amici e personaggi eminenti del mondo culturale del tempo. Unico premio in Italia dedicato esclusivamente a corrispondenze, carteggi ed epistole il premio nasce con la volontà di recuperare e salvare un tipo di scrittura che, con gli attuali strumenti di comunicazione, rischia di scomparire; dall’altra, di valorizzare il lavoro fatto da studiosi che si occupano di carteggi ed epistolari, strumenti fondamentali per la ricostruzione e la conoscenza di avvenimenti storici ed artistici raccontati, quasi sempre, da chi li ha direttamente vissuti.

La cerimonia si tiene, annualmente, nel piccolo borgo di Monte del Lago costruito su un promontorio affacciato sul lago Trasimeno che conserva la villa Aganoor in cui abitarono i coniugi Pompilj, villa Schnabl, la chiesa di San’Andrea, con pregevoli affreschi e resti delle antiche mura in occasione del Festival delle corrispondenze e della Zzurla.

La lettera vincitrice:

Allora. Ora. Poi.
Smalto rosso e un filo di trucco, sempre. Giro di perle, zaino essenziale. Libri letti, parole scritte. Figlia e madre. Amica e sorella. Sposa e compagna. Donna e signora. Aquila e farfalla. Bianco e nero. Burro e acciaio. Mare profondo, roccia contro il cielo. Risate e sussurri. Forza e dolcezza. Mela morsa prima di dormire, latte caldo appena sveglia. Braccia che accolgono, piedi che vanno. Caffè amaro, cappuccio dolce. Fatica e costanza. Mondo da mordere, casa da vivere. Inquietudine negli occhi, sole addosso. Ricerca sempre, fiducia a tratti. Baci di zucchero, lacrime di sale. Felicità tanta, amore di più. Vita sfrenata, dolore nascosto. Sorriso buono, volto sincero.

Tu, Gio. Tu, allora. Tu, sempre.

Quante volte ti vidi così, amica mia. Quante, da quel settembre lontano – suonarono alla porta i tuoi genitori: “Piacere. Siamo i nuovi vicini. Ci siamo appena trasferiti. Lei è Gio”.
Ti vidi così infiniti momenti. Infiniti giorni snocciolati dentro la nostra amicizia lunga una vita. Ti vidi. E ti rividi. E ti rividi ancora.
Ogni volta a scoprirti. Ad incantarmi davanti a te. A lasciarmi ammaliare dal tuo splendore.
Tu. Ogni giorno tu. Ogni giorno uguale. Ogni giorno diversa.
Tu. A brillarmi accanto, vestita di mille lucenti sfaccettature.

Oggi. Tarda mattinata.

È dall’alba che guardo e riguardo il tuo viso sincero. Non nasconde nulla. Non mi ha mai nascosto nulla. Oggi come sempre dice tutto senza che serva un’unica parola.
Capelli bianchi sparsi sul cuscino. “Sì, Gio, sì. Stai tranquilla. Te li ho pettinati nella tua treccia di sempre, i tuoi capelli ancora lunghi. E sì. Sì. Sei bellissima”. Camicia da notte improvvisamente immensa. “Dove sei finita, Gio? Dove sei svaporata? Come hai fatto a farti così minuta, tu che contenevi infiniti mondi?”. Dentro la camera letto da ospedale, materasso da malata, flebo attaccata. Xanax e morfina. Che ti concedano sonno, oblio, dolcezza. Almeno quello. La tua mano stretta da mani dolci. Sono amore, quelle mani. Ti tengono. Ci sono. Ti accompagnano – coraggiose e lievi - dentro questi tuoi ultimi passi sulla terra. Accompagnano te, che dell’andare lento avevi fatto da tempo la tua religione laica. Polaramin sul comodino. Dal mondo verso dove stai camminando, mi hai visto sorridere, Gio? Perché certo, Gio. Certo. Sapevi che l’avrei fatto e l’ho fatto. Ho sorriso. Non ho potuto fare altro, io che vivo di particolari. Alina si è preoccupata del prurito di puntura di zanzara mentre da giorni attorno a te la fine lottava per averti. Non fa sorridere di incanto, questa strenua cura resa viva dentro un minuscolo gesto? Non fa sperare nel genere umano, questo amore compassionevole declinato dentro un semplice tubetto di crema?

Ti ho appena salutata, Gio. Ti ho salutato ancora una volta. Temo sia l’ultima. Stanno arrivando i medici. Tocca a loro, adesso. Ci sei ancora. Già non ci sei più.

Oggi. Prime luci della sera.

Alla fine ti ha presa, la fine. Vince sempre lei. Basta aspettare. E poi. Poi basta zanzare. Basta morfina. Basta dolore. Basta vita. Ti ha presa, la fine. Ma non ti ha portato via a me. Non ti ha portato via al mio cuore. Non ti ha portato via alla nostra amicizia. Non ti ha portato via al nostro noi.
Ci rivedremo, Gio. Oh, sì. Ci rivedremo, amica di ogni mio giorno. Non è speranza, questa. È certezza. Lo sai tu. Lo so io. Ci ritroveremo. E sarà sorriso buono e volto aperto, ancora una volta. E sarà cielo. E saremo noi. Di nuovo. E ancora. E sempre.
Adesso, però. Adesso però piango. Lasciami piangere, amica mia. Concedimelo, Gio. Concedimelo - tu che in questi mesi di malattia non hai pianto quasi mai. Concedimelo oggi.
Domani ti sognerò. Da sempre abiti i miei sogni più belli. Domani ti sognerò. E sorriderò di nuovo.

Tuo Pier – per sempre marito, per sempre amico

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