lunedì 21 febbraio 2022

LA SIGNORINA GIULIA. IL CAPOLAVORO DI STRINDBERG IN SCENA AL TEATRO MENGONI DI MAGIONE

Domenica 27 febbraio alle 21, al Teatro Mengoni di Magione, va in scena La signorina Giulia di August Strindberg, con Giuliana Vigogna, Christian La Rosa e Ilaria Falini, adattato e diretto da Leonardo Lidi, tra i registi teatrali più apprezzati degli ultimi anni – a soli trentadue anni vincitore del Premio della Critica 2020 dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro.

“La signorina Giulia parla di Noi – spiega Lidi – Parla di una generazione incapace di diventare protagonista della propria storia, di tre personaggi che non sanno uscire dai ruoli prefissati dalla società. La trama è semplice e di poca importanza; un uomo tra due donne in un contesto di differenti classi sociali, ma la storia al suo interno ha ben altro e questo altro le consente di essere materia di studio nei giorni nostri”
Lidi affronta i testi sacri smembrando e ricomponendo la progressione temporale per rivelarne nuove e insolite pieghe interpretative, coerente con un ideale di teatro di parola. “Dopo Spettri, Zoo di Vetro, Casa di Bernarda Alba, La Città Morta, Fedra continuo la mia ricerca sui confini autoimposti dalla mia generazione, – continua il regista – consapevole che il concetto di lockdown ora interroga lo spettatore quotidianamente sui limiti fisici e mentali della nostra esistenza.

La Signorina Giulia è considerato il capostipite del movimento europeo detto 'naturalismo' e August Strindberg, spigoloso e violento, in Italia spesso subisce la semplificazione della verità. Se è vero che l’opera di Strindberg fa parte della nuova formula di Zola 'rendere vero, rendere grande e rendere semplice' non bisogna scordare le grandi incoerenze, l’incapacità del normale, e la enorme statura teatrale dell’immorale drammaturgo svedese. Tre orfani vivono uno spazio dove è impossibile non curvarsi al tempo, dove la vita è più faticosa del lavoro, in una casa ostile da dove tutti noi vorremmo fuggire.

Nell’arco di una notte capiamo come gestire questa attesa, prima della fine, cercando di ballare, cantare e perdersi nell’oblio per non sentire il rumore del silenzio; se nella macabra attesa del Finale di Partita o nell’aspettare Godot sono i morti e i vagabondi a dover gestire il nulla, in Strindberg sono i figli a dover subire l’impossibilità del futuro. Nello spavento del domani l’unica stupida soluzione è quella del gioco al massacro, il cannibalismo intellettuale. L’inganno. Il Teatro. Julie: Ottimo Jean! Dovresti fare l’attore”.

Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi.



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