Omaggio al patriota Filippo Gasperi, nell'ambito delle celebrazioni istituzionali del XX giugno, in maniera congiunta, dal Comune di Magione e dal Comune di Perugia in collaborazione con la Proloco di San Feliciano alla presenza di rappresentanti dell'Associazione nazionale bersaglieri-sezione Quinto Chiodini, della Società di Operaia di Mutuo Soccorso-Circolo Canottieri di San Feliciano, di Avis San Feliciano, Misericordia Magione e Polizia locale.
A precedere la deposizione di una corona d'alloro e di un mazzo tricolore davanti alla lapide che ricorda il giovane originario di San Feliciano caduto in difesa della città di Perugia, insorta contro il potere pontificio, un momento di ricostruzione storica e di partecipe riflessione sul significato e il valore di una mobilitazione ideale che qualifica la componente popolare del Risorgimento locale.
Un momento istituzionale fortemente voluto dall’assessore del Comune di Perugia Gabriele Giottoli che ha sottolineato, nel suo intervento, l’importanza della memoria, ricordata spesso da lapidi che il comune cittadino neanche osserva come avvenuto per lungo tempo a quella dedicata al Gasperi apposta sul lungolago di San Feliciano a memoria del concittadino che perse la vita combattendo al fianco di Perugia il 20 giugno 1859 quando la città insorta venne riconquistata con violenza dai mercenari Svizzeri inviati da Papa Pio IX. Gasperi, ventisettenne magionese di San Feliciano, trovò la morte sulle barricate della città rincorrendo, come tanti giovani di allora, il sogno unitario.
“Ringrazio l’assessore Giottoli – ha affermato l’assessore alla cultura del Comune di Magione, Vanni Ruggeri, che ha ripercorso la vita e le vicende storiche che hanno visto protagonista il patriota Gasperi – per aver voluto un appuntamento istituzionale che unisse la nostra dimensione locale al XX giugno perugino, e e i presidenti del Consiglio comunale Daniele Raspati e il della proloco, Alfredo Pelliccia, per l'organizzazione dell’iniziativa.”
“La vicenda di Filippo Gasperi – ha spiegato l’assessore Ruggeri - come pure quella di quanti scelsero di combattere con lui a Perugia il 20 giugno 1859, assume un valore largamente esemplare, da cui risulta aliena ogni ombra di accidentalità, ma che anzi ne definisce l’azione come consapevole, maturata e, soprattutto, condivisa.
Sono particolarmente legato, come storico, alla figura di Filippo Gasperi, da quando nel 2011 il sindaco Giacomo Chiodini, allora Assessore alla cultura, mi sollecitò una ricerca puntuale sulla vicenda, poi confluita all'interno del volume "L'Italia s'è desta. Magione, dai moti del 1848 a Roma capitale", pubblicato in occasione dei 150 anni dall'Unità d'Italia.”
IMMAGINI DELL'INIZIATIVA
SINTESI DEGLI AVVENIMENTI
Nato il 24 febbraio 1832, cuoco di professione, respirò a fondo il clima di mobilitazione patriottica e le speranze risorgimentali suscitate dalla Prima Guerra d'Indipendenza e dalla Repubblica Romana del 1848, e alimentate dalla propaganda delle élite liberali locali tra cui Giuseppe Danzetta e Giuseppe Pompilj. Nel giugno 1859 l'insurrezione pacifica di Perugia, la formazione di un governo provvisorio e l'adesione al progetto politico cavouriano videro la durissima risposta della cancelleria del Cardinal Antonelli che inviò un contingente di svizzeri al comando del colonnello Schmidt con l'ordine di passare per le armi i rivoltosi e riconquistare al Sovrano pontefice la città.
Diplomaticamente e politicamente isolata, priva di adeguata difesa militare Perugia decise ugualmente di resistere: gli scontri decisivi avvennero intorno a Porta San Pietro dove Filippo Gasperi fu colpito, palla di fucile, o frammento di mitraglia non sappiamo, e cadde ferito, insieme a Orlando Castellani, carpentiere a Pierantonio, ma originario di Faenza. Fu prontamente soccorso dal chirurgo Francesco Blasi che si trovava sul posto addetto all’ambulanza, e ricoverato all’Ospedale allestito lungo l’attuale corso Cavour.
«Castellani e Gasperi, gli ultimi che in quel giorno ebbero la ventura di cadere col fucile in mano», così annota Uguccione Ranieri di Sorbello nel libro “Perugia e la Belle Époque”. In realtà, nessuno dei due morì il 20 giugno 1859: Filippo Gasperi, gravemente ferito ad una gamba, subì una disperata amputazione e, dopo quattordici ore di agonia, si spegneva alle prime luci dell’alba del giorno successivo, quando Perugia si risvegliava attonita e straziata da ore e ore di saccheggi e devastazioni.
«Castellani e Gasperi, gli ultimi che in quel giorno ebbero la ventura di cadere col fucile in mano», così annota Uguccione Ranieri di Sorbello nel libro “Perugia e la Belle Époque”. In realtà, nessuno dei due morì il 20 giugno 1859: Filippo Gasperi, gravemente ferito ad una gamba, subì una disperata amputazione e, dopo quattordici ore di agonia, si spegneva alle prime luci dell’alba del giorno successivo, quando Perugia si risvegliava attonita e straziata da ore e ore di saccheggi e devastazioni.
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